A cura di Jazz Network ETS
CROSSROADS 2025
BEARZATTI / RISSO / BARBIERI "BEHIND ANATOMY"
Omaggio fantascientifico a Duke Ellington
Francesco Bearzatti - sax tenore, clarinetto
Stefano Risso - contrabbasso, elettronica
Mattia Barbieri - batteria
Prezzi: Intero € 12, ridotto € 10 (under 25, over 65, soci Combo Jazz Club di Imola, soci Touring Club Italiano)
Informazioni e prenotazioni: Jazz Network, tel. 0544 405666 (lun-ven ore 9-13), info@jazznetwork.it - Prevendite online
"Behind Anatomy" (2024, Auand Records), disco a nome collettivo di Francesco Bearzatti, Stefano Risso e Mattia Barbieri, fa letteralmente il verso alla colonna sonora composta da Duke Ellington per il film "Anatomia di un omicidio" (Anatomy of a Murder, 1959) diretto da Otto Preminger. E glielo fa nella maniera più sfacciata (e affettuosa) possibile: non ne riarrangia i brani musicali, che invece diventano piuttosto lo stimolo per nuove invenzioni con nuovi linguaggi.
"Behind Anatomy" è un racconto attorno al racconto di "Anatomia di un omicidio", il commento al quadrato su una colonna sonora epocale. Il procedimento è semplice quanto coraggioso e soprattutto efficace: i nostri tre estraggono brevi parti dalle pagine di Ellington, campionandole per creare le basi di una nuova musica. Gli estratti ellingtoniani sono usati in sovrapposizioni ri-creative: ritmi e accordi da pezzi diversi della colonna sonora messi uno sull'altro per creare nuove poliritmie e inedite armonizzazioni. A ciò aggiungete l'elettronica in mano a Risso, che non è semplice colore sonoro ma un vero modo di strutturare la narrazione, un punto di vista eccentrico e moderno su un universo sonoro antico. Se dalla Hollywood degli anni Cinquanta si era partiti, si arriva nella Hollywood del nuovo millennio, con le sue inquadrature vorticose, le prospettive roteanti, i montaggi che lanciano il suono verso fughe centrifughe.
Bearzatti, Risso e Barbieri si appropriano delle tecniche dell'hip-hop per creare stratificazioni in cui galleggiano l'orecchiabile e il sofisticato, facendo emergere lo spirito blueseggiante della musica originale ellingtoniana ma anche la spregiudicatezza di quel jazz contemporaneo che è la loro personale cifra stilistica.
